La prima nazionale
La nazionale italiana di calcio scese in campo per la prima volta il 15 maggio 1910. All’Arena civica di Milano – voluta da Napoleone e da lui inaugurata poco più di un secolo prima – undici ragazzi sfidarono la selezione francese davanti a un pubblico di quattromila cappelli, bastoni da passeggio e sigari. Donne, quasi nessuna.
Undici uomini per parte, nessun cambio previsto. Solo l’anno successivo l’azzurro di casa Savoia divenne il colore ufficiale della nazionale, così gli sportsmen entrarono in campo in camicia bianca. Le maniche erano arrotolate a metà avambraccio, i calzoncini, sorretti da robuste cinture, bianchi o neri secondo il gusto personale. Per l’Italia i valorosi erano stati selezionati da un collegio arbitrale: erano studenti, commercianti, artigiani. I migliori calciatori in circolazione? Non precisamente: le convocazioni erano state complicate da un finale di campionato rovente.
Vi avevano partecipato nove squadre: quattro di Milano – Milan, Internazionale, Us Milanese, Ausonia –, due genovesi, due torinesi e, detentrice degli ultimi due titoli, la Pro Vercelli. A fine girone, l’Inter aveva affiancato in testa alla classifica i vercellesi rendendo necessario uno spareggio. Dopo una lunga diatriba sulla data della partita, i vercellesi avevano mandato in campo per protesta la squadra giovanile, perdendo per 10-3. Ecco il primo scudetto dell’Internazionale, ma soprattutto la ragione per cui, nella selezione nazionale che sfidava i francesi all’Arena non comparivano gli squalificati vercellesi, i campioni che si sarebbero aggiudicati i tre scudetti successivi.
Anche per questo la nazionale, guidata dal meneghino Umberto Meazza, era per buona parte milanese. Facevano eccezione il capitano Francesco Cali – un fotografo dai lunghi baffi che militava nell’Andrea Doria, la seconda squadra di Genova – e due centrocampisti del Torino. Il portiere si chiamava Mario De Simoni ed è uno studente di Brera; l’autore della prima rete era l’attaccante del Milan Giovanni Lana, uno che un paio di anni prima aveva lasciato la squadra per fondare l’Internazionale, salvo poi tornare all’ovile senza mai vestire la maglia neroazzurra.
Finale della partita: 6 a 2 per i padroni di casa. E pazienza se i francesi erano stati mal selezionati e se erano scesi in campo dopo un interminabile viaggio in treno. All’Arena civica, quel 15 maggio 1910, Milano teneva a battesimo una nazionale vincente, una nazionale in cui si parlava dialetto milanese.
Questo articolo è stato scritto da Riccardo Ferrigato. Trovate molte altre curiosità sulla storia della città nel suo libro: “Breve storia di Milano”.