Dal 9 giugno riparte anche la Pinacoteca di Brera e lo fa regalando il biglietto ai visitatori: è un omaggio alla resistenza in tempi di pandemia.
Il Direttore James Bradburne, intervistato dal quotidiano “Il Giorno” ha dichiarato:
“Il 9 giugno la Pinacoteca funziona perchè è una grande squadra e quindi giovedì ci sarà un altro fondamentale passaggio per arrivare a questo risultato condiviso. Le prime settimane saranno sperimentali, con aperture al mattino o al pomeriggio, massimo cinque ore, in modo da far turnare 48 persone a settimana su sei turni invece che su 12 come prima. E c’è una novità, un regalo a Milano e ai lombardi, che hanno tanto sofferto in questi terribili mesi di pandemia: l’ingresso sarà gratuito“.
Le prime settimane di riapertura saranno in via del tutto sperimentali, con aperture solo al mattino o solo al pomeriggio, ingressi contingentati e rispetto totale delle norme anti contagio.
“Abbiamo immaginato slot di venti minuti in cui poter accogliere una trentina di persone, spalmate su un’ora e trenta di visita, 120 persone all’ora. Naturalmente per visitare la Pinacoteca sarà obbligatoria la prenotazione online, anche per la fase di gratuità“.

La prima grande novità è che la Pinacoteca offrirà al suo pubblico l’accesso gratuito con prenotazione obbligatoria che sarà valida per tutta l’estate, replicabile più volte.
La Pinacoteca di Brera inoltre arricchisce la proposta espositiva con due dipinti di Cristoforo Munari (1667-1720), provenienti dalla Galleria Estense di Modena.
In prestito temporaneo fino ad ottobre, le due tele con nature morte sono a confronto e in dialogo con due dipinti della Braidense, con lo stesso soggetto, eseguite da Giacomo Ceruti, detto il Pitocchetto (1698-1767).
Da una parte i quadri di Munari sono un esempio della straordinaria abilità del pittore emiliano nella realizzazione di nature morte, che si distinguono per l’originalità nella scelta di oggetti e frutti e nella resa mimetica dei diversi materiali che ornano ricche mense.
Un’abilità tecnica in grado di rendere la pienezza della frutta e la freschezza dei fiori, la trasparenza di vetri e porcellane, i trafori dei pizzi e la morbidezza dei velluti, le pieghe degli spartiti e la lucidità dei legni.
Dall’altra, il milanese Ceruti, meno raffinato, elabora composizioni semplici su tavole più povere, ma trattate con toni più “veristi” nella resa della materia che compone ogni elemento del dipinto, e nella tecnica eseguita con pennellate morbide e tonali.